In un mondo che si sta risvegliando e che si considera politically correct, di maschilità tossica e patriarcato aggressivo. Che cosa intendiamo per “un uomo”? Qual è la vera essenza della maschilità, se nella maggioranza dei casi spesso vediamo molti suoi aspetti “tossici”? Perché di generazione in generazione osserviamo l’aumento di uomini deboli o confusi o che si connettono ed esprimono, forse eccessivamente, il loro lato femminile. È forse questo un atto di arrendevolezza? All’opposto troviamo invece uomini carnefici, mostri nel vano tentativo di possedere il controllo? Che cos’è un uomo e cosa lo rende veramente  tale?
Questa è una domanda molto ampia, con una spiegazione forse articolata, ma una risposta, in fin dei conti, relativamente semplice. Quest’ultima infatti si limita al PADRE. Il padre dovrebbe essere ciò che rende uomo. Esattamente come il padre ha imparato dal proprio e così via, indietro per generazioni e generazioni. È il padre che trasmette la saggezza, la forza e le capacità di cui un giovane ha bisogno di imparare per “a fiorire” come uomo.

Nelle tribù il processo di iniziazione dalla fanciullezza alla età adulta era essenziale per completare questo processo. Le iniziazioni nella nostra società appartengono al passato. E, a quanto pare potremmo dire lo stesso anche per gli uomini forti e i loro padri. Gli uomini deboli producono uomini più deboli.
Gli ultimi 2500 anni sono stati quelli dell'età dei Pesci, l'età del patriarcato. L'età del re, del guru, del dittatore e della divinità maschile.
Alcuni esempi:
Gesù
Maometto
Il Buddha
Cesare
Napoleone
Gandhi
Hitler
JFK
Osho
Trump
Putin
E via dicendo
Una lista infinita di uomini venerati come individui apparentemente più potenti o rispettati di noi semplici mortali.
Qualcuno da adorare e che potremmo solo sognare di emulare.

Che essi siano – considerati -  buoni o cattivi, non fa differenza. Il paradigma è lo stesso. Se andiamo in giro per il mondo, nelle capitali di tutti gli stati troviamo statue di uomini, come se piovessero.  Nelle loro rappresentazioni spesso portano pistole, spade o altre armi o in alternativa una bandiera.
Di fronte a questa idea di uomo, mentre gli uomini, interiormente e anche un po’ inconsciamente, si sono accorti che non potranno mai raggiungere tale "grandezza", le donne, dal loro canto, si sono invece ribellate.
Per loro questa immagine dell’uomo è considerata “tossica”, ma reagiscono esigendo uguaglianza. Esatto, un’uguaglianza su un panorama pero’ tossico. Dove brutalità e arrivismo sono considerati la scorciatoia per il potere e il successo. Come un tacchino che chiede un posto a tavola alla cena di Natale e che banchetta però con i resti di un consimile. Un’ironica idea di festeggiamento che porta in realtà ad una pseudo vittoria , o forse proprio ad una reale sconfitta.

Stiamo attraversando il passaggio all’era dell’Acquario e l'età del patriarcato è quasi conclusa. Cosa succederà ora?
Più o meno un centinaio di anni fa esisteva una struttura sociale chiara. Dopo più di un paio di millenni di potere maschile non esisteva alcun dubbio sullìordine delle cose. A parte le famiglie più altolocate, nella famiglia standard l'uomo era il capofamiglia disciplinato e che comandava e la donna era l'allevatrice di bambini e casalinga. L'uomo era il protettore e la donna la nutrice. Tutti sapevano come comportarsi e guai a chiunque dicesse o agisse diversamente.
Dal 1920 abbiamo assistito ad una sensibile variazione di questo assetto. Esistono molte teorie sulle cause e le modalità su come questo cambiamento sia avvenuto, ma una cosa certa è che molti vorrebbero farlo passare per progresso. E mentre ci godiamo tutti un cambiamento epocale arrivato al suo culmine personalmente il cambiamento a me appare un bel grande pasticcio.
Nella sua estrema e lasciatemelo dire, oscena, espressione c’è l'affermazione di genere che stiamo attualmente osservando nei giovani. Se mai ci fosse un segnale che qualcosa non va, sarebbe sicuramente questo.
Non ho intenzione spendere troppe parole a proposito e chi non si trova d'accordo con me, forse è perché si trova immobilizzato nelle sabbie mobili di questa illusione che nessun mio blog potrebbe mai fargli cambiare idea.
Essere un uomo non significa indossare pantaloni e farsi tagliare il seno, esattamente come essere una donna ha una cosmologia molto più profonda e radicata molto al di là dell’indossare un vestito, farsi crescere i capelli e mettersi il rossetto. La chirurgia estetica non può annullare decine di migliaia di anni di DNA e di evoluzione biologica. Certo la terapia ormonale può ingannare un po' il corpo, ma il nucleo di virilità o femminilità va oltre la chimica.
Ripeto, chiunque la pensi diversamente, non avrà alcun interesse a continuare a leggere.
Come credi di sentire non cambia un fatto biologico.
Questo è un pensiero scritto per gli uomini che sanno di essere uomini, ma sono confusi su ciò che in realtà significa e ciò che ci si aspetta da loro. Non è un blog per uomini che sono confusi, che si fanno guidare facilmente, e che pensano che la risposta possa essere, tout court, diventare donna.
A costoro, auguro il meglio.

Torniamo ai ruoli familiari legati al genere. Essi si sono fissati a causa delle due guerre mondiali. Alcuni pensano che ci sia stato un piano sottostante per distruggere l'unità familiare e castrare gli uomini in tutto il mondo.
Dopo ben due generazioni di bambini con padri morti in guerra o assenti non c'è dubbio che i ruoli del Padre e della Madre si siano confusi: gli uomini al rientro dall’ esperienza bellica erano così traumatizzati da non lasciare nessun spazio all’Anima da poter nutrire la crescita dei figli.
Di conseguenza il ruolo della madre ha raccolto in sé tutte le funzioni educative di base: dispensatore di amore, regole e infine figura paterna di supporto.
Le donne, a questo punto non hanno avuto altra scelta che riattivare la loro energia maschile motivate da un mero bisogno di sopravvivenza.
Le loro figlie hanno in seguito imparato che era così che le cose andavano. E ai figli maschi è stata tramandata l’immagine di una famiglia in cui il potere fosse prerogativa delle donne.
Mia nonna paterna ne è stata un buon esempio di donna lasciata con tre bambini piccoli da allevare per quattro lunghi anni mentre mio nonno combatteva la seconda guerra in Nord Africa e in Italia. Per forza di cose divenne lei il capofamiglia. Faceva tutto lei: trovava cibo, manteneva la casa e forniva tutto il necessario per mandare avanti la famiglia.
Anche al termine della guerra, continuò a vivere il resto dei suoi giorni in modalità sopravvivenza: allevava polli, scuoiava conigli, usava il razionamento di viveri fino a quando si spense, nel 1997.
Quando mio padre, suo figlio, parlava della sua infanzia, il ricordo più marcante era quello di un lungo bastone messo in bellavista sopra il caminetto. Bastava uno sguardo di sua madre per ricordare a lui e ai suoi fratelli come comportarsi. Una giovane madre nel pieno dei suoi vent’anni, all’epoca, non poteva permettersi di andare oltre un comportamento base del genere.
Mio padre incontrò mio nonno soltanto all’età di quattro anni e da quello che ho capito, quello che tornò dal fronte nel 1945 furono piuttosto un involucro fatta resti più che una persona. Morì alcuni anni dopo: sua moglie non lo nominò mai più per tutto il resto della sua vita. Sopravvivenza a tutti i costi, materiale ed emotiva anche in questa piccola rimozione.

Quindici anni dopo la morte di mio nonno arrivai io e l'atteggiamento di mia nonna non è mai cambiato, anche se io ho, in realtà, molti bei ricordi legati a lei.
Gli altri la trovavano impossibile, un carro armato. Io, invece, ho sempre avuto molto rispetto per lei fino alla sua morte, avvenuta quando avevo circa 20 anni. Lei mi è sempre sembrata l’unica persona che potessi dire di conoscere veramente, che considerassi molto forte. Non si faceva intimorire da nessuno, diceva quello che pensava in faccia alla gente e men che meno le interessava cosa la gente pensasse di lei. Era come un supereroe emotivo per un "nuovo uomo"(*) emotivamente sensibile come me (*espressione nell’Inghilterra degli anni ‘90 per indicare un tipo di uomo che si permette di esprimere il suo lato premuroso, solidale e di condividere la cura dei bambini e i lavori domestici, ndt). Un supereroe unico nel suo genere, fatta eccezione per…esatto, mia madre! Nonostante mia nonna e mia madre non si siano mai piaciute, in verità si assomigliavano molto. Indipendenti a tratti aggressive, tagliavano fuori le emozioni in qualsiasi loro aspetto che potesse intralciare loro la via. Mia madre, infatti, domandiamoci come fosse suo padre? Dai racconti che ho ascoltato ne viene fuori un uomo abbastanza assente. Un obiettore di coscienza che ha scelto e preferito un ambiente accademico e una posizione sociale alta alla sua giovane famiglia e ad una moglie alcolista dalla quale infine divorziò.

Quindi nella mia storia, da bambino, chi erano le due figure forti nella mia vita? Mia nonna da parte di mio padre e mia madre. Entrambe, naturalmente, donne.
Mia nonna si era indurita per istinto di sopravvivenza e mia madre per indisponibilità emotiva. Entrambe, per così dire, prodotti o risultati della mancanza di un uomo nella loro vita quando, proprio, ne avrebbero avuto più bisogno.
Mio padre, dal canto suo, un uomo passato da madre prepotente a moglie prepotente. Un modello che molti di noi seguono ancora inconsciamente. Emotivamente fragile, rimbalzò tra la reazione (da trauma, vedi teoria polivagale ndt) di compiacimento e sottomissione ad atti di vera e propria rabbia. Cosa ho imparato da questo esempio di arrendevolezza come reazione protettiva?
Ho imitato il modello e mi sono trovato a passare da una donna ad un’altra tutte narcisiste ed emotivamente non disponibile, cercando mio malgrado di tenerle a bada con gli stessi atteggiamenti calmanti ed evitanti, cercando di compiacerle esattamente come vidi fare a mio padre.
Infatti, a meno che non si arrivi con molta consapevolezza a scegliere l'esatto contrario, tendiamo a cercare una compagna che sua una copia esatta delle nostre madri. Quando siamo giovani, ai nostri occhi, nostra madre è perfetta e quell'esempio di perfezione ci rimane dentro. Inconsciamente, nella nostra psiche, nei nostri sistemi di credenze subcoscienti.

Mia madre, per me, era perfetta, fino a poco tempo fa, quando mi sono reso conto che era invece una totale narcisista che dava e toglieva affetto a suo piacimento. Questo mi ha lasciato una ferita di abbandono che ho cercato di guarire in tutti i posti più sbagliati. Cosa ho fatto?  Ho cercato donne narcisiste per ricreare la storia alla ricerca vana, stavolta, di un un lieto fine. Naturalmente, questo è stato un compito infruttuoso e doloroso, dove non facevo altro che rivivere la ferita di abbandono ancora, ancora e ancora.
Non scrivo molto spesso di me, ma sento che questo potrebbe essere un buon soggetto da trattare in questo blog.

Nella mia storia noterete che non c’è una figura maschile forte. Donne forti in contatto con la loro energia maschile in quantità, ma non una figura maschile altrettanto forte. Nessuno dei miei nonni disponibili e in più due fratelli probabilmente più traumatizzati di me. Tutti i miei modelli maschili estremamente deboli e fragili, è un dato di fatto, non li biasimo. Alla fine  probabilmente sono più debole fra tutti loro.

È compito del padre impedire che ciò accada. Per guidare il ragazzo nelle sue onde emotive ed aiutarlo a trovare un modo per gestirle e fino a liberarsene in maniera matura e centrata. Ma come abbiamo visto, se il padre non lo ha imparato e si trova ancora in una mentalità infantile, come potrà mai trasmettere ciò di cui suo figlio ha veramente bisogno. Come si può immaginare un padre tramandare qualcosa che non possiede?

Un uomo adulto ha sicuramente emozioni, ovvio. Valide e importanti. Ma come si esprimono? Come si regolano?
E’ questo ciò che un padre deve insegnare al figlio.
Questo non è mai stato e mai potrà essere il ruolo di una madre.
Il punto a cui voglio arrivare è in questo mondo con così tanti ragazzi e padri assenti e/o traumatizzati come facciamo a risolvere questo problema sempre più impattante? Come facciamo a fermare questi ragazzi non istruiti che diventano poi politici o influencer?

L'umanità è minacciata da un alto tasso di aggressività, guerre e disumanità, tutte risposte emotive deviate.
Come possiamo esprimerci, noi uomini, dopo che per decenni siamo stati calpestati dai media, dalle persone infelici e dalle donne? In una realtà in cui l’unica strategia per la vittoria sembra essere l'uso della violenza e l'abuso fisico e mentale?

Facciamo qualche esempio di reazioni emotive non regolate più frequenti.
Nel massimo campionato di arti marziali, l’UFC, la maggior parte dei partecipanti può avere altissime abilità di combattimento ma poi, di fatto, fuori dal ring si comportano come bambini: atleti adulti professionisti che compensano le loro emozioni infantili in modo stentato con scherni e minacce come i bambini al parco giochi.
Chiamarle arti marziali miste è una presa in giro dell'umiltà, del rispetto, dell'onore e della disciplina che è il fulcro delle vere arti marziali. Le vere arti marziali non sono semplicemente combattimenti. E come è naturale che sia anche le donne, infine, sono entrate a far parte di questa disciplina. Tanto che il rischio è di venire considerato una femminuccia o bigotto se non ti entusiasma guardare due giovani donne che si picchiano a sangue su un ring.

All’estremo opposto di questo esempio di maschilità tossica troviamo il liberalismo e la cultura “woke” (alleate delle minoranze, ndt). Si potrebbe anche concludere che l’aumento dell'omosessualità non sia una coincidenza, in effetti, dopo generazioni e generazioni di padri deboli, aggressivi o assenti.
Una sorta di complesso Edipo deformato? Non sono in grado di commentare una tale interpretazione, ma di sicuro è una teoria che sta prendendo piede.

Quindi, ora, come uomini adulti, veri e responsabili ma comunque sensibili come ci comportiamo?
Beh, nostro padre di certo non ci aiuterà e per quanto tendiamo a ricreare situazioni passate, neanche nostra madre lo farà.
Dobbiamo lavorare su noi stessi, prima di tutto.
È la nostra unica scelta.
Entrare in contatto con i nostri bisogni emotivi, osservare le reazioni e attivare la versione adulta che esiste e che risiede nel profondo di noi stessi.
Nessuno ci salverà. Dobbiamo essere noi a salvare noi stessi.
Quando l’ho finalmente e veramente capito avevo 49 anni…non è mai troppo tardi.
Riscoprire il maschile sacro o divino come viene chiamate è molto più semplice di quello femminile, mi dispiace che sia così donne ma per voi è più complesso, ma è un complimento.
L’uomo deve semplicemente ritrovare la sua indipendenza e il suo potere.
Trovare quali sono i traumi, le debolezze e superarli.
Noi uomini dobbiamo diventare genitori di noi stessi. Diventiamo quel Padre di cui abbiamo veramente bisogno.
Mettiamo quei confini che nessuno osi oltrepassare. Con fermezza ma gentilezza allo stesso tempo.
Impariamo a discernere su chi e come dare un ruolo agli altri nelle nostre vite.
Manteniamo il nostro spazio, proteggiamolo, nutriamolo.
Organizziamoci e sosteniamoci.
Impariamo a prendere decisioni
Riprendiamo l’attitudine alla guida
Non abbiamo bisogno della violenza una volta che capiamo che è solo una reazione del bambino che non ha ottenuto quello che voleva.
Un ragazzo o bambino che non ha altre soluzioni.
Un ragazzo che perde la sua creatività, diventa distruttivo.
Un ragazzo che non sa come regolare i suoi sentimenti e le sue emozioni.
Un ragazzo senza confini che lo facciano sentire protetto.
La violenza è la risposta dell'uomo bambino che non può esprimere le sue emozioni in nessun altro modo.
La sottomissione è la reazione del bambino/ragazzo dominato dagli altri.
Vi siete mai domandati perché tante donne si innamorano di delinquenti o criminali? Perché credono che questo sia la cosa più simile ad un vero uomo.
Il "L’uomo nuovo del XXI secolo" è un uomo invece soggiogato. Un uomo spogliato della sua dignità e del suo giusto posto nella società. Una creazione del patriarcato per tenersi il potere.
E forse è arrivato il momento per noi uomini di mostrare il contrario.